L'acero indossa una sciarpa più gaia, E la campagna una gonna scarlatta. Ed anch'io, per non essere antiquata, Mi metterò un gioiello.

-Emily Dickinson-

28 nov 2007

MALEDETTO SHOPPING

Esiste una malattia dello shopping?Fare compere può diventare un circolo vizioso?
Io dico di si.
Al giorno d'oggi vivere di soddisfazioni è diventato difficilissimo. Di solito ci si ritrova a fare il lavoro che non ci piace, a studiare quello che non ci piace, a vivere dove non ci piace e via dicendo. La verità è che siamo quasi tutti insoddisfatti ed è per questo che ci rintaniamo in un mondo tutto nostro.
Ma tuttò ciò, cosa centra con lo shopping?
Acquistare quello che più ci piace credo che sia un pò un modo per coccolarci in modo facile e diretto: io ho soldi - io decido di acquistare una cosa - quella cosa è MIA.
Un pò come la bulimia che ti spinge a ingozzarti di quello che ti piace perchè si è in cerca di attenzioni.
Non vale lo stesso discorso per quelle che potrebbero essere delle normali ambizioni lavorative, ad esempio, visto che per ottenere un posto di lavoro che ti permetta di "guadagnare" devi "pagare" ed avere una forta raccomandazione.
Un altro esempio? Non puoi aspirare, se ti piace la recitazione, a diventare attrice, visto che devi per lo meno essere rifatta per metà e aprire il "sipario" a destra e a manca.
Non puoi aspirare a fare il musicista perchè prima di saper suonare o cantare, devi conoscere le persone giuste, lavorartele per bene, e possedere un'adeguata presenza fisica, tipo Milli Vanilli, tanto poi ci sarà chi suonerà o canterà per te.
Da me poi non puoi aspirare nemmeno ad avere quella che molti chiamano una misera attività commerciale visto che non solo devi pagare le tasse, ma pure il pizzo.
Tutto ciò che ti resta da fare è metterti a studiare, se proprio ti riesce, condurre una triste esistenza attendendo che chissà cosa piova dal cielo e stare a guardare come le altre persone si prendono meriti al posto tuo.
E allora ti crei il tuo mondo, ti rifugi in quella stanza piena di ninnoli e fotografie, 33 giri e vestiti, peluches e sigarette, perchè sai che lì, seduta su quel divano, nessuno potrà mai farti del male, nessuno potrà mai toglierti niente. Sorrido. Mi viene a mente una scena del film Labyrinth, con David Bowie, in cui la giovane protagonista, Sara, viene catapultata in un mondo fantastico creato da lei...
Personalmente io sono di quelle che è vittima dello shopping pur non ritenendomi una persona tristemente materiale. Non posso nemmeno ammettere che posso permettermelo visto che l'unica a mandare avanti la baracca è mia madre e che a differenza di tantissime oche travestite da spocchiose studentesse, vado a fare la cameriera, quando capita, per togliermi tutti gli stramaledetti sfizi. E vi dirò: non me ne faccio scappare uno!!!



articolo tratto da la Repubblica.it


ROMA - Siete davanti a una vetrina. Dietro la trasparente barriera, una maglietta, uno stereo, un paio di scarpe, un frullatore. Non importa cosa si stia offrendo in modo così impudico ai vostri occhi. Importa quell'attrazione irresistibile, irrimandabile, inaggirabile che avete dentro. Che vi fa entrare nel negozio, fatalmente. E comprare. Comprare quel che c'è da comprare, fuori da ogni necessità e logica. Comprare perché non potete fare altro. Perché è più forte di voi. Comprare finché qualcosa che assomiglia alla vergogna, al rimorso, all'ubriacatura, vi spinge a uscire. A riveder le stelle dopo l'inferno che ancora una volta vi ha inghiottito. Che si è fatto gioco del vostro cattivo umore. O della vostra euforia. Per abbandonarvi, infine, poveri: lo dice il conto in banca. Lo dice, soprattutto, quel fastidio che sentite dentro. Assomiglia alla colpa, a qualcosa che subite e insieme agite, senza possibilità di scelta. Di cui è meglio non dire, che è bene celare: perché la vostra è una debolezza che vi fa star male. Quasi fosse una malattia.
Non "quasi": fate parte di quella schiera numerosa e pericolosamente in crescita di persone che soffrono di "shopping compulsivo". A definirla ufficialmente come una patologia è l'American Psychiatric Association che in occasione della recente convention annuale l'ha inserita tra i cosiddetti "disordini ossessivi compulsivi" (accanto all'altra "new entry" nella categoria, lo "skin picking", che racchiude le varie operazioni del mangiarsi le unghie, pellicine et similia). Dunque, dopo anni di studi e ricerche (il termine medico per definire lo shopping compulsivo, "oniomania", fu coniato addirittura nel 1915 da uno psichiatra tedesco), confidenze tra amiche, sul lettino dell'analista, nelle rubriche dei settimanali femminili, abbiamo la certezza che nella lunga e autorevole lista delle malattie moderne abbiamo anche questa: l'irresistibile impulso, l'ossessiva e compulsiva spinta a comprare. A soffrirne un esercito che chiama alle armi sempre più persone. Secondo il professor Lorrin Koran della Stanford University, vittima dello shopping compulsivo è l'8 per cento degli americani, circa 20 milioni di individui, e la quasi totalità (il 90 per cento) sono donne. Come già un paio di anni fa, Koran si dice convinto che la sindrome da shopping compulsivo può essere curata con un comune farmaco antidepressivo. La pulsione allo shopping sfrenato dipendederebbe, secondo lo studioso di Stanford, dalla mancanza di serotonina, la sostanza attraverso la quale le cellule nervose si tengono in comunicazione. E la cura, quindi, potrebbe essere un farmaco simile al Prozac, che si usa (e si vende moltissimo) proprio nella cura delle depressioni.
Lo shopping sfrenato è stato incluso dall'autorevole American Psychiatric Association tra i disordini ossessivi-compulsivi, spiega Koran, perché è una di quelle malattie che spingono le persone a fare quello che in realtà non vogliono. Come i cleptomani, i piromani, i giocatori. Sono, insomma, in balìa di una forza che li supera, fuori controllo. Che spesso li riduce in soggetti schiavi, e soli: molti dei "shopaholic" (alcolisti dello shopping), diventati poi "casi" studiati alla Stanford, sono arrivati a contrarre debiti per centinaia di milioni di lire che non riescono a pagare. A perdere lavoro, amici, famiglia. Come capita a molti alcolisti, o tossicodipendenti. Spiega Koran: "I compratori compulsivi possono arrivare a provare esperienze emotive simili a quelle di chi fa uso di droghe. Si sentono euforici quando comprano o spendono. Ma esaurita questa attività, consumato l'effetto inebriante dello shopping, crollano. Per recuperare la felicità perduta, devono uscire di nuovo, e comprare". Un fenomeno che riguarda soprattutto i trenta-quarantenni, la fascia d'età in cui l'espressione conclamata della malattia è massima: ma avvisaglie, segni e sintomi si avvertono, in questi soggetti, già nell'adolescenza. Il problema è "l'accondiscendenza della società di fronte al compratore sfrenato", sostiene Lane Benson, una terapista-editore che ha pubblicato un libro dal titolo eloquente di "I shop, therefore I am" (Compro, dunque sono). Secondo Jack Gorman, professore della Columbia University e uno dei massimi esperti nel campo dei disordini ossessivi compulsivi, per definire lo shopping "bulimico" bisogna ricorrere a delle "misure". Come in molti altri disturbi psichici, la linea di confine per definire una malattia tale sta quando il comportamento interferisce con l'abilità delle persone di vivere la loro vita normalmente. "Di solito", chiarisce Gorman, "chi è affetto da shopping compulsivo riconosce che quello che compra non gli serve ma allo stesso tempo non può farne a meno". Insieme a Gorman la maggior parte degli esperti si dice convinta che la terapia più appropriata per curare questa malattia è quella che combina il supporto psicologico a dei blandi e comuni farmaci antidepressivi. La ragione per la quale la maggior parte di loro è donna? "Difficile dirlo", continua Gorman, "ma le donne sono usualmente e tradizionalmente più inclini a fare shopping così come sono più comuni nel genere femminile i casi di disordini ansiosi".


Il mio ultimo acquisto folle: collana di "Alice in the Wonderland",
di KirksFolly, beccata sul sito che mi fa più gola: E-bay.

27 nov 2007

INCREDIBILE

E' incredibile giocare ad Animal Crossing e ammirare i primi fiocchi di neve e notare che ad Aversa di 27 Novembre ci sono ancora le zanzare, ed è ancora più incredibile sapere che le gemelle Paola e Claudia parteciperanno a Ciao Darwin.
E' incredibile che ho già tremendamente voglia di Natale, che ho fatto già i primi regali e comprato le prime decorazioni ed è altrettanto incredibile che Natale scorso c'erano delle persone vicino a me e adesso non lo sono più.
E' incredibile, come dicono gli altri, che una ragazza come me non ha ancora un diploma e trovo incredibile l'idea che ci sono tantissimi idioti alla guida di auto mentre io riesco a malapena a metterle in moto, a meno che non si tratti della Lancia che ho nel garage di Gran Turismo 2, rigorosamente per PlayStation 1.
Tristezza totale.


Ho voglia di Muffin.

11 nov 2007

NABAZTAG

Stamattina sono andata a fare un banchetto di volontariato (per animali) in via Scarlatti, a Napoli, e nell'attesa che le volontarie della zona arrivassero per portare i cuccioli da affidare, mi sono allontanata e sono andata alla Fnac per prendere informazioni riguardo un concorso fotografico.
Davanti il banco informazioni, tra libri e macchinette fotografiche, ho visto Lui, il colorato, simpaticissimo, curiosissimo coniglio luminoso, che movendo le sue orecchie colorate ha attirato la mia attenzione. Nabaztag.

Chi è Nabaztag?

Nabaztag è un coniglietto intelligente che grazie alla tecnologia Wi-Fi, rimane perennemente connesso con i server della Violet, l'azienda francese che lo ha lanciato sul mercato, scaricando continuamente informazioni di vario tipo e interagendo con chi lo possiede, tramite movimenti, suoni e luci. Nabaztag è in grado di aggiornarti sulla Borsa, di comunicarti le condizioni metereologiche, di avvertirti in caso d'arrivo di nuove E-mail, di leggerti messaggi istantanei, di collegarsi a stazioni radio e riprodurre file mp3.
Insomma un tuttofare! Addirittura si diletta in Tai Chi muovendo le sue orecchie intercambiabili!
Volete una dimostrazione? Guardate il filmato!

8 nov 2007

LA CASA DELLE BAMBOLE

Camera mia è un disastro. Sul pavimento ci sono pezzi di cartone, polistirolo, legno e pietra il tutto accompagnato da un leggero strato di polvere.
Chi mi segue da un pò avrà capito che sono la ragazza dalle 1000 manie e quella più recente, che mi accompagna da qualche settimana, è quella della costruzione di una Doll's House, la famosa, cara e vecchia casa delle bambole.
Informatami un pò quà e la su siti di mezzo mondo, ho scoperto un marchio di modellismo che vende kit di montaggio per Doll's House veramente molto carini: la Artesania Latina.
Ma facciamo un passo indietro per andare avanti! Eccovi un sunto della storia delle Doll's House.

Sunto tratto dal sito ADMI
AssociazioneDollshouseMiniatureItaliane

L'arte della riproduzione in miniatura, già presente occasionalmente ai tempi degli antichi greci e romani, ha il suo vero e proprio inizio a metà del XVI secolo, nel nord-Europa, precisamente in Germania. Grazie alla presenza di illustri ed abilissimi artigiani, Norimberga diventa il fulcro di una passione - da parte delle classi nobili e borghesi - per la ricostruzione di case ed interni in miniatura, in cui riflettere stile di vita e status sociale, riproducendo l'arredamento e l'oggettistica (argenti, porcellane, dipinti…).
Le case di bambola oggi si chiamano "Dolls' house" o "Puppenhaus", in tedesco, per indicare ogni tipo di casa in miniatura, ma prima del XIX secolo erano denominate "Baby house", termine con il quale si designava qualcosa di minuscolo.
Nascevano inizialmente (almeno in Germania) come giocattoli educativi per insegnare alle figlie di famiglie facoltose il difficile compito della padrona di casa; in seguito (nel 1800) al gioco delle bambine vennero destinate singole stanzette adibite a cucina, o anche a negozio, in scala generalmente più grande, dove particolare attenzione era dedicata agli oggetti più che alla struttura. In Olanda, invece, le case in miniatura diventarono subito un passatempo comune tra le mogli dei ricchi mercanti, le quali amavano ricreare il più fedelmente possibile gli interni delle loro stesse case, commissionando agli artigiani la riproduzione di mobilio e suppellettili di ottima fattura; oggi queste case, che rispecchiano lo stile di vita dell'epoca di fabbricazione, costituiscono documenti indispensabili per la conoscenza della storia sociale dei secoli scorsi.
In alternativa alla casa in miniatura, che spesso occupava troppo spazio negli appartamenti, si privilegiò la costruzione di stanze (in particolare cucine) e negozi in miniatura, con evidente intento istruttivo. Nel corso dell' 8-900 si producono case con materiali e oggetti meno raffinati e preziosi, in fogli di metallo litografati, in cartone, in seguito in plastica, come la casa della Playmobil. Gli adulti, invece, scoprono nella metà del 1900 il recupero delle case in miniatura di epoche passate e più recenti, che diventano ambìti oggetti da collezione.
Tornando a noi, ho conosciuto una ragazza che vende kit Artesania sul portale di E-bay, tra cui il modello Marbella, che ho comprato io, con prezzi che variano dai130€ fino a 400€ di valore. Il prezzo varia sia in base al modello e sia se si decide di acquistare la casa in kit da montare, già montata o addirittura montata ed elettrificata. Naturalmente io ho acquistato quella al prezzo più accesibile per le mie tasche con il risultato che adesso mi trovo questo casino di tegole, porte, finestre e pietre varie sul pavimento e che non so da che parte cominciare. Mi sono anche accorta che mi toccherà dipingere le facciate della casa, ed io che ero convinta che fosse una casetta di facile assemblaggio, quattro colpi di martello e via! Sigh.....
Il primo passo da fare è quello della verniciatura delle tavole di MDF (Medium Density Fibreboard) una sorta di compensato ultraresistente (e ultrapesante). Benchè nelle istruzioni, si richiede una vernice per legno di colore bianco, credo che opterò per il glicine, colore che accompagnato al legno fà la sua gran bella figura. Forse aggiungerò anche della sabbia così che la parete risulti porosa e più naturale.
Vabbè, adesso vi posto la foto della casa ultimata ma chissà se riuscirò ad avere questo risultato... Mah!

4 nov 2007

A NAPOLI FESTA DI HALLOWEEN? FESTA DI PALLOWEEN!!!!

Siamo appena ritornati da Bojano, reduci da una lunga giornata trascorsa tra le montagne, tra strafogamenti vari e chiacchierate avanti al camino.
Dico siamo perchè vi scrivo e sono in compagnia, seduta sulla mia poltroncina di finta pelle Ikea, bassissima, che mi fa sentire come una neonata nel seggiolone.
La notte di Halloween è andata bene ma sicuramente non come me l'aspettavo. Mi sono fatta la pancia "così" dalle risate ma ho affogato la mia delusione post serata in un bel panino con la porchetta, sul lungomare di Mergellina a Napoli.
Purtroppo non c'era quasi nessuno travestito, tranne un 5 o 6 persone massimo vicino p.zza del Gesù e qualche coglioncello con appena il cappello da strega che approfittava della festa solo per passare l'ennesima triste serata, la solita triste serata tra fiumi di birra, mani sul culo e "tunz tunz".
Io e Peppe ci siamo travestiti da Sally e Jack di Nightmare before Christmas, rispettivamente "arrognati" e letteralmente morti sazi. Poi c'era Sara, una nemica riscoperta amica, che ho agghindato a Crudelia de Mon con una parrucca e un pò di stoffa che avevo utilizzato l'anno prima (!!!) e il suo ragazzo dal classico "militare" compreso di elmetto, costume riciclato dal vecchio servizio di leva. Infine c'erano Mimmo e Xana truccati benissimo da vampiro, il primo, e zombie, la seconda. Gli ultimi tre amici che ci seguivano si sono travestiti da esseri umani. Mah.
Tornando a noi, io indossavo un vestito originale Disney che mi fù regalato da una vecchia e breve amicizia mentre Peppe indossava una giacca che ho "gessato" con l'uniposca (miiiitico uniposca bianco) e un farfallino a pipistrello che ho cucito abilmente con le mie manine. Che ve ne pare????? Fatemi sapè!
Vi mostro qualche scatto della serata!